Scena 89 - III trimestre 2017
NON AL DENARO, NON ALL’AMORE NÉ AL CIELO
– DEDICATO A SILVIO –
Spoon river anthology – L’antologia di Spoon river,
è una raccolta di poesie che il poeta statunitense
Edgar Lee Masters pubblicò tra il 1914 e il 1915. raccoglie
gli epitaffi – raccontati in prima persona dai
defunti – di un’immaginaria cittadina statunitense. I
personaggi della Commedia Umana di Masters, non hanno più
nulla da perdere e quindi possono “raccontarsi”, confessare
con assoluta sincerità i loro peccati, le loro ambizioni, i propri
amori, i propri “non detti”. Solo negli anni ‘60 grazie a Fernanda
Pivano e sotto la supervisione di Cesare Pavese il libro
uscì in Italia e tutta l’Europa riconobbe il suo genio. Masters si
inseriva perfettamente in quella generazione di poeti cosiddetti
realisti, cioè coloro che dopo il periodo romantico erano bisognosi
di verità.
Nel 1971 Fabrizio De andré pubblicò l’album Non al denaro,
non all’amore, né al cielo, liberamente ispirato all’antologia di
Spoon river. Le canzoni dell’album sono scritte da De andré
insieme a Giuseppe Bentivoglio per quanto riguarda i testi e
ad un giovanissimo Nicola Piovani per le musiche.
De andré sceglie nove poesie e riduce la galleria dei personaggi
a solo nove ritratti – anzi otto, visto che la prima canzone Dormono
sulla collina è l’introduzione a tutte le altre: Un matto,
Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore, Un medico, Un
chimico, Un ottico.
Il suonatore Jones è l’unico a cui De andré lascia il nome. Infatti,
mentre nelle poesie originali di Edgar Lee Masters ogni
personaggio ha un nome e un cognome, i titoli delle canzoni
di De andré sono generici – un giudice, un medico – per sottolineare
che le storie di questi personaggi sono esempi di comportamenti
umani che si possono ritrovare in ogni epoca e in
ogni luogo.
Il suonatore Jones, il personaggio con cui l’album si chiude, invece
è unico, rappresenta l’alternativa alla vita vista come lotta
per raggiungere i propri scopi.
Per tutta la sua lunga vita ha fatto quello che gli è piaciuto e
per questo muore con trecentomila rimorsi ma senza rimpianti.
Per il suonatore Jones la sua arte non è un mestiere, è una
scelta di libertà.
«NEL NOSTRO MODESTO SCANTINATO-LABORATORIO
D’ARTIGIANI DEL TEATRO, CON UNA PASSIONE CHE CRESCEVA
NEGLI ANNI, CONTINUAMMO A PROPORRE LE NOSTRE
TESI TEATRALI, SPERANDO CHE IL NOSTRO FORSE
UTOPICO BORBOTTIO DIVENTASSE UN URLO.
UN URLO TANTO FORTE DA SENSIBILIZZARE UNA SOCIETÀ
PERMEATA DI INDIFFERENZA, INDIVIDUALITÀ E FALSO ED
ESIBITIVO BUONISMO...».
[SILVIO MANINI, 1940-2017]