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PIU' DE LA' CHE DE QUA di Fabio Macedoni
Continua la messa in scena della nuova commedia dialettale in due atti di Fabio Macedoni “Più de là che de qua”, regia di Francesco Facciolli, presentata dalla locale Compagnia “Fabiano Valenti”. Si tratta di un lavoro molto impegnativo, in cui la ricerca teatrale è continuata ad opera del regista Francesco Facciolli: “Questo secondo esperimento con la compagnia Valenti va ancora nella direzione, più spinta, del fare teatro non passando per lo stile dialettale tradizionale. Si tratta anche di un’opera difficile, impegnativa, che i componenti del gruppo hanno recepito con grande applicazione. Vedremo il risultato in questi tre giorni; il lavoro fatto è stato intenso, mi auguro che anche lo spettacolo sia piacevole per il pubblico ed apprezzato al tempo stesso”.
Più de là che de qua è venuta alla luce per un sentimento di amore e di riconoscenza; vive perché ha una forza propria che le deriva dal suo contenuto; esiste perché i suoi personaggi sono esistiti da sempre e continueranno a vivere anche dopo; si propone perché contiene la vita degli uomini e le loro piccole eterne debolezze; si fa comprendere perché ognuno di noi c’è là dentro, foss’anche per una piccolissima parte, e dunque tutti le apparteniamo.
Più de là che de qua è anche una storia senza tempo, un rimbalzo continuo di situazioni e sentimenti non ancorati a periodi storici determinati, ma vaganti incessantemente in un universo privo di forza gravitazionale, sentendosi perfettamente a loro agio e nel loro tempo, qualunque esso sia, proprio perché tutti i personaggi della storia sono eterni grazie alla replicabilità delle loro azioni. Potrebbero essere i pupi dell’orologio di un’antica cattedrale, che, allo scoccare di ogni ora, escono, si mostrano e rientrano nella loro nicchia con una costanza irritante ed una puntualità esasperante.
Più de là che de qua è un ringraziamento a Molière ed al suo genio, scrittore capace di raccontare il mondo con quell’ironia che non offende e sa penetrare; autore capace di spazzare via le regole classiche del teatro per fare posto all’unica vera regola che è quella di piacere al pubblico.
Nel fragore degli avvenimenti, nel divenire delle fatalità della vita, nel racconto dei difetti più turpi e delle abitudini più sordide del genere umano, la voce realista della serva Pippina segnalerà che la storia era stata già scritta e che non restava che sfogliarla, lentamente, per raccontarla.